Sport, Università e Lavoro – Intervista a Simone Martini

Coniugare sport di alto livello e studio non è semplice, ma non impossibile.
Simone sta facendo il dottorato di ricerca in Ingegneria industriale e dell’informazione presso l’Università degli Studi di Trieste e si è qualificato in singolo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 ai recenti Mondiali di Canottaggio.

Ciao Simone.

Intanto complimenti. Hai davvero fatto qualcosa di straordinario. Ci racconti come hai vissuto questo Mondiale e cosa hai provato appena tagliato il traguardo che è valso la qualificazione?

Ti ringrazio per i complimenti. È davvero un bel sogno che si sta realizzando. In questo mondiale, fortunatamente, è andato tutto per il verso giusto dalla prima gara alla finale B. Dopo aver tagliato il traguardo della finale, ti confesso che ero incredulo, ho dovuto chiedere più volte se fosse tutto vero. Poi è stata davvero un’esplosione di emozioni e felicità.

Come ROWINTEAM crediamo molto nella forza del gruppo per raggiungere gli obiettivi. In singolo non hai compagni di barca, qual è il tuo gruppo che ti dà la forza? E perché è stato importante?

Si è vero, nel singolo sei da solo in barca ma in realtà non sei mai da solo. Mi spiego meglio. Gli affetti, i compagni di squadra e gli allenatori sono sempre presenti nella mente e nel cuore e ti danno una mano a mantenere la concentrazione e, alle volte, a liberare un po’ la testa.
Una persona esterna alla fine vede solo le gare o il risultato finale, non vede ciò che c’è dietro, quanto hai investito per raggiungere quel risultato. Per questo, lavorare in gruppo ed avere un confronto con i compagni di squadra è fondamentale. La competizione sana all’interno del team aiuta sicuramente a crescere come è altrettanto importante l’incoraggiamento ed il sostegno vicendevole. Durante la preparazione ci sono sempre dei momenti in cui le cose sembrano andare tutte storte; in questi momenti di difficoltà l’aiuto dei compagni credo sia davvero fondamentale.

Con l’allenatore Giancarlo Romagnoli noli.


Oltre ad essere un atleta di alto livello hai un percorso universitario di tutto rispetto. Infatti attualmente stai affrontando un dottorato di ricerca.

Come coniughi le due cose? Come ti ha aiutato il canottaggio negli studi e come il tuo percorso di studi ti ha migliorato come atleta?

Non è facile coniugare sport e studio ad alto livello , lo devo ammettere. Sono due attività che richiedono un impegno costante. Penso che la cosa principale sia l’organizzazione seguita dalla passione che devi mettere per entrambi gli ambiti. Ho sempre pensato che lo sport aiutasse lo studio, perché mi libera la mente dopo diverse ore passate sui libri. Viceversa lo studio aiuta lo sport perché ti insegna ad affrontare le sfide sportive in modo corretto. Un esame universitario non è una cosa semplice, spesso ci si trova a sostenere un esame in tensione e preoccupati; il saper gestire questo tipo di emozioni ti insegna ad affrontare anche le gare in modo diverso.
La laurea ed un mondiale sono emozioni entrambe forti ma nel confronto fra studio e sport trovo tantissime analogie. Lo studente studia e si applica per raggiungere l’obiettivo che è l’esame o la discussione di laurea. Lo sportivo si allena per raggiungere la miglior performance in gara. Se sei bravo e riesci ad organizzarti vedrai che una cosa sostiene l’altra perché nel momento in cui le cose non dovessero andare per il verso giusto non hai tempo per star li a piangerti addosso o magari entrare in loop di negatività ma devi essere subito pronto ad affrontare l’altra. Questo nel mio caso ha sempre funzionato. Ora riesco ad accogliere con entusiasmo nuove proposte e progetti e non mi spaventano le sfide difficili.

Durante la discussione di laurea.

Cosa ti aspetti dalle Olimpiadi di Tokyo dell’anno prossimo? Dove puoi arrivare con il tuo singolo?
Pensi che potresti rinforzare un altro equipaggio della Nazionale per aumentare le tue chance di medaglia?

All’inizio dell’anno il direttore tecnico mi ha proposto un percorso di crescita in funzione del singolo, leggermente differente da quello del resto della squadra. Ha creduto in me e ha voluto darmi una possibilità in più. Durante l’anno ci sono state diverse occasioni per provare a cambiare tipo di imbarcazione; nonostante le varie proposte ho voluto continuare per la mia strada perché sebbene potesse sembrare la più difficile volevo arrivare in fondo e vedere fin dove sarei arrivato. Io, come ho sempre fatto, resto aperto a qualsiasi tipo di proposta che mi si possa presentare anche se l’idea di provare a fare un ulteriore “step” con il singolo e raggiungere la finale dei grandi mi alletta moltissimo.

Hai già un piano per il dopo carriera sportiva?
Come ti piacerebbe utilizzare la tua laurea e come pensi che lo sport ti possa aiutare nell’affrontare il mondo del lavoro?

L’ingegneria Navale è sempre stata la mia passione, in particolare adoro la fluidodinamica e mi piacerebbe lavorare in qualche studio di progettazione. L’esperienza di dottorato all’Università di Trieste ed il master che ho conseguito alla SISSA hanno arricchito ancor di più le mie competenze in questo ambito; ora vorrei poter lavorare sfruttando tutto ciò che ho imparato in questi anni. Dopo l’esperienza Olimpica mi piacerebbe entrare in contatto con qualche azienda del settore navale che abbia la mia stessa visione del lavoro inteso come competenza e passione. Sono convinto che bisogna porsi nel modo più corretto per saper affrontare un nuovo problema progettuale ed in questo lo sport ti insegna ad affrontare qualsiasi sfida con entusiasmo.

Performance ai Mondiali di Linz.

Vorresti dire qualcosa a te stesso ragazzino che inizia a remare con la tua esperienza attuale?

Appassionati prima di tutto, divertiti, non vedere le cose come un obbligo ma sii sereno perché quando si affrontano le cose in maniera tranquilla ed oggettiva non ci sarà nulla che potrà abbatterti o demoralizzarti; i risultati con il tempo e con la costanza nel lavoro arriveranno.

Edoardo Verzotti 

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